Se la giornata delle volontarie impegnate nel CRAS, il centro recupero dei selvatici di Rifugio Miletta, fosse un gioco da tavolo, vedreste un tabellone fitto di caselle con i compiti da portare a termine e, di fianco, un mazzo altissimo di carte-imprevisto.
Ingressi, soccorsi, chiamate (tante, tantissime: la media quotidiana è di 140 e con una durata, stimata al ribasso, di 3 minuti a testa, sono 6 ore e mezza passate al telefono), contrattempi che saltano fuori di continuo e si infilano a forza nel percorso lineare, scardinandolo e allungandolo ogni volta.
Prendiamo l’accettazione degli animali, ad esempio: se in un giorno ne entrano 20, significa interrompere 20 volte quello che si sta facendo, andare al cancello e chiedere tutte le informazioni sull’animale consegnato, che possono essere utili ai veterinari per formulare una diagnosi.
A volte si tratta di orfani, ma in buone condizioni di salute, oppure animali presi perché il pericolo predazione è molto elevato (ad esempio primi voli, che stanno a terra, in zone dove sono presenti gatti). Poi bisogna portare l’animale a Michela o Alessandra, a meno che non l’abbiano preso direttamente loro, per sistemarlo, se dev’essere solo allevato, oppure fatto visitare da uno dei veterinari, in base alla specie. Tutto quello che riusciamo a fare è possibile anche grazie alla presenza e all’aiuto costante dei nostri veterinari, Elena, Simona, Susanna, Enrico, Luca e Salvatore, sempre disponibili a qualsiasi ora del giorno e della notte, feste comandate comprese. E, ovviamente, alle persone che dedicano le loro giornate ai selvatici: alcune le ritroverete nelle prossime righe, ma anche chi non è menzionata ha un ruolo fondamentale.
E intanto, di casella in casella, di compito in compito, percorriamo ogni tappa del tabellone… dove l’arrivo non è la fine, ma solo il preludio di un nuovo percorso a ostacoli.
Difficile dire quando inizia e quando finisce la giornata di Alessandra o Michela: i confini sfumano e si confondono, mentre il tempo è scandito dall’incessante suono delle sveglie che si susseguono, di giorno come di notte, per segnalare che è (di nuovo) ora di alimentare un centinaio di cuccioli e neonati. Una volta finito il giro, è quasi ora di ricominciare. Senza pause o deleghe, perché gli allattamenti non possono essere passati da una persona all’altra: chi inizia ad allattare un cucciolo lo deve portare fino allo svezzamento.
E, nel frattempo, si segue la degenza di volpi, tassi e ungulati, ci si prende cura di tutti i cani che abitano al rifugio, si va nel bosco a raccogliere le frasche per gli erbivori ricoverati, si pulisce, si programmano gli arrivi dei fornitori, si va a ritirare la verdura fresca…
Come raccontarvi una giornata-tipo al CRAS, come mostrarvi quello che non si vede ma che è il fulcro della cura dei selvatici?
Abbiamo pensato di farlo così: una sorta di diario, ora per ora, di quello che facciamo.
In mezzo, riempitelo voi con quello che abbiamo solo accennato per la scorrevolezza del testo, ma che è onnipresente nella quotidianità reale: l’accoglienza degli animali, i soccorsi e le telefonate (quelle che leggerete – cliccate sul + per aprirle – sono solo un estratto delle conversazioni che realmente avvengono tutti i giorni). E sopra, ad avvolgere tutto, immaginate un velo spesso, dove si intrecciano la mancanza di sonno, la fatica fisica e quella emotiva, per la costante esposizione alla sofferenza di individui feriti; e, più sopra ancora, una domanda: perché lo fate? La risposta ve la diamo alla fine…
Dall’alba… all’alba
Ore 6
Alessandra prepara il primo giro di biberon per tutta la squadra di cuccioli di capriolo, daino, cervo, scoiattolo e parte con il primo giro di allattamenti.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, avrei bisogno di un’informazione… ieri pomeriggio ho trovato un uccellino che non riusciva a volare, gli ho dato da mangiare e da bere ma ancora non vola. Cosa devo fare?”
RM: “A che specie appartiene?”
T: “Non lo so”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Borgomanero”
RM: “Ok, lo metta dentro ad una scatola di cartone facendo dei fori per far passare l’aria e ce lo porti il prima possibile. Non dia più nulla da mangiare o da bere e quando arriva al nostro cancello ci chiami nuovamente perché non c’è il campanello”
Ore 7
Che fortuna: oggi non ci sono state richieste di soccorsi mattinieri (che, in prevalenza, arrivano tra le 5.30 e le 8.30: gli orari in cui le persone vanno al lavoro e, o investono animali selvatici che ancora non si sono nascosti per il giorno, oppure avvistano animali selvatici investiti durante la notte e abbandonati sulla strada).
Facciamo uscire Golia e Bella e, nel frattempo, Francesco prepara la colazione per Alessandra e le due
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho chiamato prima… ho portato l’uccellino e sono al cancello, come faccio ad entrare?”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo noi, grazie!”
volontarie del mese (ve le presentiamo tra poco). Diletta si è già alzata da tempo. Nel frattempo Alessandra inizia a fare sgambare i cani che dormono in box e Francesco quelli che dormono in casa (che cosa c’entrano i cani con il CRAS? Nulla, è un’attività del rifugio, ma alcuni dei cani possono essere avvicinati esclusivamente da Alessandra e/o Michela e quindi solo loro possono cambiare i turni negli sgambamenti, passando da occuparsi del CRAS a occuparsi del rifugio).
Michela esce da casa sua, per arrivare al rifugio, verso le 7:30. Porta con sé tutti i piccoli mammiferi che allatta anche la notte: minilepri, ricci, pipistrelli, a volte ratti. Quando arriva, fa il primo giro di controllo delle degenze: se si notano casi particolari o peggioramenti, si avvisa subito il veterinario.
Ore 8
Primo giro di allattamenti e di imbecchi per Michela, che poi passa a pulire le nutrie piccole (Gualtiero, Gioacchino, Serafino), le minilepri, gli scoiattoli.
Come ogni giorno, deve essere cambiata l’acqua (operazione che va ripetuta più volte), va messo il cibo e devono essere pulite tutte le gabbiette che ospitano gli animali. I fondi possono essere traversine, paglia o entrambi, a seconda dei traumi e della specie.
A luglio, quando stiamo raccontando questa giornata, le due volontarie del mese sono Alice ed Eleonora. Alice si occupa della pulizia e dell’alimentazione degli animali in Sala degenze 1, dove c’è l’avifauna, mentre Eleonora della pulizia e dell’alimentazione della Sala degenze 2, dove ci sono i ricci e le minilepri.
Oggi siamo fortunate perché c’è anche Martina: ha 15 anni, ma è volontaria da quando ne aveva 13 e adesso che la scuola non c’è passa qui due mattine a settimana.
La sua specialità è la cura dei ricci, che mangiano tanto… e si liberano tanto: mantenere tutto pulito in una sala in cui ci sono anche 200 ricci contemporaneamente (se sono adulti, hanno una gabbietta singola; se sono cuccioli, la condividono con i coetanei) è uno sforzo difficilmente immaginabile, tanto quanto la mole di pupù che degli animaletti così piccoli riescono a produrre.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione: ho trovato un piccolo merlo fuori dal nido, a terra. Cosa devo fare?”
RM: “Da che comune chiama? Ha già le piume o è nudo?”
T: “Da Arona. Ha già le piume e saltella in giro”
RM: “Ok, è normale che i nidiacei imparino a volare da terra, fuori dal nido. I genitori li controllano dall’alto e continuano a nutrirli finché non imparano a volare. Tuttavia, se la situazione è particolarmente pericolosa perché il rischio di predazione da parte di gatti è reale, oppure l’uccellino è sulla strada, allora dovrebbe prenderlo, metterlo dentro una scatola di cartone, fare dei fori per il passaggio dell’aria e portarlo al nostro centro.”
T: “È nel nostro cortile che, in effetti, è frequentato da diversi gatti. Allora lo prendo e ve lo porto.”
RM: “Sì, grazie. Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
T: “Ok, grazie mille.”
RM: “Grazie a lei, a dopo”
Durante la pulizia, le varie gabbiette (che ospitano molte centinaia di degenti) vengono spostate e appoggiate su un tavolo e vengono anche lavati e disinfettati tutti gli scaffali su cui poggiano. Le operazioni finiranno solo nel tardo pomeriggio, con la pulizia dei pavimenti.
Ore 9
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, ho trovato un falco che non vola e ha la testa girata all’indietro, cosa devo fare?”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Cavallirio”
RM: “La testa girata all’indietro potrebbe essere la sintomatologia neurologica derivante da trauma cranico. Magari ha sbattuto contro una finestra, una vetrata o un albero. Dovrebbe prenderlo, metterlo dentro una scatola di cartone, fare dei fori per il passaggio dell’aria e portarlo al nostro centro.”
T: “Come faccio a prenderlo? Se mi artiglia?”
RM: “Per prenderlo lo copra con un asciugamano, lo metta dentro alla scatola e poi sfili l’asciugamano con estrema delicatezza, per evitare di danneggiargli arti o piumaggio.”
T: “Ahh ok, ora lo faccio e vengo subito.”
RM: “Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
T: “Ok, grazie mille.”
RM: “Grazie a lei, a dopo”
Elena, mamma di Mariaflora, inizia la pulizia del fondo delle voliere esterne con un rastrello; si cambia l’acqua e si somministra il cibo. Attualmente le voliere ospitano un falco pellegrino, alcuni gheppi, civette, gufi, ghiandaie, taccole, cornacchie, gazze, tassi, volpi, ricci e scoiattoli rossi. In voliera si trovano gli animali prossimi al rilascio (mentre, appena arrivano, stanno nelle sale di degenza).
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho chiamato prima per il piccolo di merlo, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
Dopo la somministrazione delle pappe ai cani di casa, Alessandra inizia il secondo giro di allattamenti e fa uscire altri cani nello sgambatoio.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho chiamato prima per il falco, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo noi, grazie!”
Ore 10
Michela intanto è in Sala degenze 3, dove sono ricoverati i piccoli carnivori (5 volpi e un tasso, in questo momento). Le gabbie di degenza costano tantissimo: siamo riuscite a comprarne una con 4 posti e speriamo, l’anno prossimo, di poterne acquistare un’altra, poiché gli animali ricoverati in contemporanea sono più di 4 (è la ragione per cui due animali sono ricoverati in grossi trasportini).
Dopo la somministrazione delle terapie e la valutazione del percorso terapeutico, la pulizia e la somministrazione di cibo e acqua, è ora del secondo giro di imbecchi
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, il gatto mi ha portato in casa un coniglietto, gli ho dato del latte con una siringa ma non mi sembra stia bene, anche se non vedo ferite. Lo sto accarezzando per tranquillizzarlo.”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Dormelletto”
RM: “Che latte gli ha dato?”
T: “Quello che ho in casa, latte normale… di mucca.”
RM: “Molto probabilmente si tratta di una minilepre, silvilago. Il latte vaccino non è per nulla adatto alla loro alimentazione e le carezze lo stressano molto, si tratta di un animale selvatico. Inoltre, se non ha esperienza, alimentandolo con la siringa può avergli fatto andare il latte nei polmoni. Infine, anche se non vede ferite, basta che la punta di un unghia sia penetrata nella pelle per causare una grave infezione. Dovrebbe portarcelo il prima possibile, così lo visitiamo.”
T: “Ah, non lo sapevo… va bene, ve lo porto.”
RM: “Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
T: “Ok, grazie mille.”
RM: “Grazie a lei, a dopo”
di rondoni, merli, passeri…
Intanto Alessandra controlla gli ungulati ricoverati nei box, cambia l’acqua e somministra l’erba medica, poi si dedica agli esercizi di fisioterapia al giovane daino con frattura del bacino.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, la scorsa settimana vi ho portato un piccione, vorrei sapere come sta…”
RM: “Quando ci ha consegnato il piccione, le sono stati chiesti i suoi dati, tra cui l’indirizzo email?”
T: “Sì”
RM: “E non ha ricevuto un’email con l’accesso alla scheda dell’animale?”
T: “Sì ma non ci sono aggiornamenti, io volevo sapere come sta.”
RM: “Se il campo “Diagnosi” non è compilato, significa che sta bene. Se il campo “Stato” è valorizzato con “In degenza”, significa che è ancora qui. Quando sarà pronto per essere rilasciato, lo rilasceremo e vedrà l’aggiornamento.
T: “Ma io vorrei sapere qualcosa di più. Non mi può mandare una foto?”
RM: “Purtroppo non riusciamo. In questo momento ci sono più di 800 animali in degenza; fare una foto ad ognuno di loro comporterebbe un numero di ore di impegno che non sapremmo dove trovare. Sappiamo che le informazioni che diamo non sono molte ma, per ora, è necessario accontentarsi.”
T: “Ah, ma non può mandarmi una foto? Sa, è per mia nipote…”
RM: “…”
A giorni alterni è necessario fare la spesa per il fresco. Siamo convenzionati con un supermercato qui vicino, che ci fa un prezzo speciale e ci prepara l’ordine solo da pagare e ritirare, ma dobbiamo andarci di persona. In questo periodo, ogni giorno, servono:
- 48 kg di carote, che vengono tagliate a fettine, e che diventano l’alimentazione principale di caprioli, daini e cervi (perché proprio carote? Per due motivi: sono un alimento che i degenti mangiano volentieri e non causano la dissenteria, un problema da non sottovalutare per queste specie quando vivono in cattività).
- 2 casse di catalogna
- 20 cespi di insalata
- 4 kg di mele
- 4 radici di sedano
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione… alcuni giorni fa ho trovato un cucciolo di corvo. L’ho portato a casa e lo sto nutrendo, ma vorrei che un giorno fosse liberato e già noto che si sta abituando alla mia presenza, non vorrei che poi non fosse più in grado di vivere in natura. Potreste prenderlo voi?”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Da Oleggio”
RM: “Come mai non ci ha chiamate subito ma ha atteso diversi giorni?”
T: “Io amo gli animali […] sono esperta […] seguo ***** ***** ****** su Instagram […]…”
RM: “Va bene, ce lo porti pure.”
T: “Che orari fate? Perché io adesso ho un impegno ma domani parto per le ferie.”
RM: “Per le non emergenze, la consegna degli animali è dalle 8 alle 20.”
T: “Eh, non so se ce la faccio prima delle 20…”
Ore 11
Mentre Michela si occupa del secondo giro di allattamenti, Alessandra dà il cambio ai cani nello sgambatoio.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, l’altro ieri ho trovato un piccolo di allocco fuori dal nido. Lo ho rimesso su ma stamattina era di nuovo fuori, cosa posso dargli da mangiare?
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Gattinara”
RM: “Il ricongiungimento del pullo sul nido è un tentativo che si può fare se c’è stato un temporale o vento forte che possano aver causato la caduta dell’animale. Senza questi eventi, se il pullo non rimane sul nido, ci possono essere altre cause, che vanno diagnosticate. Dovrebbe prenderlo, metterlo dentro una scatola di cartone, fare dei fori per il passaggio dell’aria e portarlo al nostro centro. Purtroppo nella vostra provincia non avete un CRAS attivo.”
T: “Ma voi dive siete?”
RM: “Ad Agrate Conturbia, in provincia di Novara. A circa 30 minuti di auto da lei”
T: “Ma non potete venire a prenderlo voi?”
RM: “No, purtroppo non siamo mai riusciti a trovare volontarie e volontari che vogliano occuparsi di aiutare gli animali ritirandoli a domicilio di chi li ritrova.”
T: “Ma io adesso non posso, devo andare a prendere i bambini al GREST”
RM: “Non c’è problema, appena li ha presi fa una gita con loro fino a qui per salvare la vita di un animale.”
T: “…”
RM: “Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’allocco.”
T: “…”
RM: “A dopo”
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho portato il piccolo coniglietto.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
Ore 12
Alessandra si occupa del terzo giro di allattamenti e Michela del terzo giro di imbecchi di rondoni, merli, passeri etc.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, avrei bisogno di un’informazione… ho trovato un piccolo riccio a pancia all’aria nel mio giardino, ma è normale?”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Grignasco”
RM: “Non è normale che un riccio vaghi di giorno. Dovrebbe prenderlo, metterlo dentro ad una scatola di cartone facendo dei fori per far passare l’aria e portarcelo il prima possibile.”
T: “Ah ma siete lontani… non posso dargli qualcosa da mangiare?”
RM: “Da quello che mi ha raccontato non ha bisogno di cibo ma di una diagnosi.”
T: “Non ho la macchina, non potete venire a prenderlo voi?”
RM: “Purtroppo non riusciamo ad attivare un servizio di recupero degli animali a domicilio, non ci sono persone interessate a questo tipo di volontariato. È un progetto che abbiamo provato ad attivare 3 anni fa ma è stato fallimentare. Se non può portarlo lei, provi a chiedere ad amici, parenti, vicini di casa. Si tratta di salvare una vita, in fondo.”
T: “Ma mi hanno detto che voi siete pagati con soldi pubblici e siete obbligati a venire a prenderlo!! Alzate il c**o dalla sedia e venite a prenderlo!”
RM: “La hanno informata male. Siamo volontari che sostituiscono lo Stato in un compito che spetterebbe a lui. Provi a fare un post sui suoi social network in cui chiede aiuto per il passaggio per il riccio”
T: “Ma non potete farlo voi?”
RM: “Lo facevamo, ma abbiamo dovuto smettere. Man mano che i post con richiesta di staffette aumentavano, i social network diminuivano la visibilità perché le persone ci interagivano sempre di meno. Inoltre, man mano che le persone capivano che c’era questa opportunità, pretendevano tutte questo servizio e gli animali morivano nell’attesa di trovare un passaggio.”
T: “…”
RM: “Allora, se trova un passaggio per il riccio, ci chiami quando arriva al nostro cancello.”
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione… ho trovato un piccione che non mi sembra stia bene, ho provato a dargli da bere ma non vuole.”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Da Novara”
RM: “Ok, dovrebbe prenderlo, metterlo dentro una scatola di cartone, fare dei fori per il passaggio dell’aria e portarlo al nostro centro.”
T: “Tra poco riprendo a lavorare, non posso portarvelo… non potete venire a prenderlo voi?”
RM: “Purtroppo non è possibile. Lo metta dentro alla scatola e provi ad usare i social network per chiedere un passaggio per l’animale fino a qui. Se non riesce, lo tenga nella scatola in ufficio e quando finisce di lavorare ce lo porti. Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
T: “Va bene…”
RM: “Ok, a dopo”
Ore 13
Alessandra: cambio cani nello sgambo.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, ho trovato un cucciolo… non so cosa fosse e l’ho portato dal mio veterinario. Mi ha detto che è uno scoiattolo e mi ha detto di chiamare voi.
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Pogno”
RM: “Ok, lo metta dentro ad una scatola di cartone con un asciugamano sul fondo. Se ha a disposizione una borsa dell’acqua calda, la metta sotto all’asciugamano e poi lo porti al nostro centro. Ah faccia anche dei fori sulla scatola per agevolare il passaggio dell’aria.”
T: “Ma con questo caldo serve la borsa dell’acqua calda?”
RM: “Sì, va mantenuto ad una temperatura di 37-38 gradi, nella sua auto magari ce ne sono 28-30.”
T: “Ah, ok. Parto tra poco”
RM: “Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere noi l’animale.”
T: “Ok, a dopo.”
RM: “A dopo.”
Ore 14
Michela: terzo giro di allattamenti e quarto giro di imbecchi di rondoni, merli, passeri etc.
Tra le 13 e le 15 cerchiamo di fermarci una mezz’oretta tutte insieme per una pausa
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho portato il piccolo di allocco. Sono al vostro cancello”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
T: “Potete fare in fretta, che devo andare??”
RM: “Certo, due minuti e arriviamo”
pranzo. Non sempre si riesce per via di soccorsi, imprevisti, emergenze e quindi a volte si pranza a scaglioni.
C’è una regola non scritta, ma implacabile: quelle volte in cui riusciamo a fermarci e a pranzare tutti insieme, puntualmente, non appena ci sediamo, arriva un animale – o 2, o 3 – al cancello per cui fare l’accettazione.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
Telefonata: “Buongiorno, ho portato il piccolo di scoiattolo. Sono al vostro cancello”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione: ho trovato una minilepre investita nel comune di ***, ma il CRAS della zona non le accetta perché dice che sono infestanti, di lasciare che la natura faccia il suo corso. Però mi sembra stia soffrendo… e non capisco cosa c’entri la natura con un’auto che investe un animale. Posso portarvela?”
RM: “Purtroppo non possiamo accettare animali dal suo comune perché è zona di restrizione per la Peste Suina Africana. Anche se non si tratta di un suino, l’animale potrebbe essere veicolo di contagio, ma stia tranquillo, la PSA è innocua per gli esseri umani. Però collaboriamo con una veterinaria a cui può portarlo, se ne prenderà cura e le spese saranno a carico dell’associazione, come se l’avesse consegnato a noi.”
T: “Ah, ok, va bene.”
RM: “Allora le do l’indirizzo a cui portarla… ha da prendere nota?”
Ore 15
Dopo la pausa pranzo riprende la pulizia delle sale degenza 1 e 2. Ogni giorno devono essere pulite tutte le centinaia di gabbie che ospitano gli animali in degenza, in modo che lo sporco non si accumuli per più di 24 ore. Ma, in diversi casi, la stessa gabbietta deve essere pulita anche tre volte al giorno.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, ho trovato un gufo che mi sembra abbia un’ala rotta. Cosa devo fare?”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Da Lesa.”
RM: “Ok, dovrebbe prenderlo, metterlo dentro una scatola di cartone, fare dei fori per il passaggio dell’aria e portarlo al nostro centro.”
T: “Come faccio a prenderlo?”
RM: “Lo copra con un asciugamano o una coperta, poi lo prenda molto delicatamente e lo metta dentro alla scatola. Se non ha artigliato l’asciugamano, lo tolga pure dalla scatola e la chiuda. Se invece l’ha artigliato, non lo tolga che potrebbe ulteriormente danneggiare l’ala.”
T: “Ahh con l’asciugamano… ok, lo prendo e arrivo.”
RM: “Grazie. Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
Se i lavori sono particolarmente indietro, Mariaflora e Diletta entrano qualche ora per aiutare.
RM: “Rifugio Miletta, buongiorno”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione… una mia amica mi ha detto di chiamare voi…”
RM: “… mi dica.”
T: “Io do da mangiare ai gatti randagi che vivono vicino a casa mia, ma vedo che alla sera si avvicina anche una volpe e prende il loro cibo.”
RM: “Sì, mi sembra una situazione normale. La volpe sta bene? La pelliccia è in buone condizioni?”
T: “Sì sì, credo di sì… ma non vorrei che mi portasse qualche malattia ai gatti. Io voglio bene agli animali e non vorrei che fosse uccisa, non è che potete venire a prenderla voi e portarla da qualche altra parte?”
RM: “Se nella sua zona vivono delle volpi, è normale che se lascia cibo in giro, si avvicinino e si nutrano. Potrebbero avvicinarsi anche tassi o faine. Inoltre ci occupiamo di animali selvatici in difficoltà, non possiamo fare nulla per animali selvatici che stanno bene. La volpe non prederà i gatti ma, finché avrà a disposizione il cibo che lascia in giro, si avvicinerà.”
T: “Ah ma quindi non mi potete aiutare…”
RM: “No, purtroppo”
Alessandra si dedica al quarto giro di allattamenti e al cambio dei cani nell’area sgambo.
Ore 16
Michela inizia il quinto giro di imbecchi mentre Mariaflora, Alice o Eleonora tagliano i 48 kg di carote necessari per tutti gli ungulati in degenza. Con la macchina ci si impiega circa un’ora, ma quando ci sono stati i blackout, a mano con le mandoline, ci abbiamo impiegato tre ore e mezza.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buongiorno, ho chiamato prima per il gufo con l’ala rotta, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
Ed ecco l’imprevisto: è appena arrivato un gufo con l’ala rotta, dev’essere operato d’urgenza. Eleonora corre dal veterinario Salvatore e, con l’occasione, recupera la civetta con la zampa rotta che avevamo portato ieri: la aspetta una lunga degenza.
Ore 17
Mentre Michela si dedica al quarto giro di allattamenti, Alessandra cambia i cani nello sgambatoio e va a raccogliere frasche per i degenti.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione: ho trovato un uccellino che non sta in equilibrio sulle zampe, cade sempre di lato. Cosa posso fare?”
RM: “Da che comune chiama?”
T: “Da Momo.”
RM: “Ok, è probabile che abbia sbattutto contro un’auto, una vetrata, una parete o un albero. Se ce lo porta, ci occupiamo noi di lui.”
T: “Ah ok. Dove siete di preciso.”
RM: “Ad Agrate Conturbia, in via Visconti 31.”
T: “Va bene, mi organizzo e ve lo porto.”
RM: “Grazie. Per il trasporto lo metta in una scatola di cartone a cui fa qualche foro per far passare l’aria. È importante che stia il più tranquillo possibile, al buio e senza rumori. Quando arriva al nostro cancello ci richiami, che non c’è il campanello e veniamo a prendere l’animale.”
T: “Va bene”
RM: “Grazie a lei, a dopo”
Ore 18
Tutti i rifiuti generati dalla giornata di pulizie (lettiere e fondi delle gabbie di degenza) vengono, per quanto possibile, separati per fare la raccolta differenziata e portati fuori, ai bidoni della spazzatura, con due o tre carriole. Anche le carriole, quando escono e rientrano dal rifugio, devono essere completamente disinfettate per la prevenzione della PSA.
Una (o due) volte a settimana, finite le gabbie di degenza, viene completamente lavato e disinfettato il pavimento. Non è un’operazione facile e veloce come si potrebbe pensare: le sale di degenza sono ospitate in quella che una volta era una casa di campagna, appartenente ad Alessandra, fondatrice di Rifugio Miletta, che l’ha poi regalata agli animali. Il pavimento in cotto non è semplice da pulire e anche le dimensioni delle stanze impediscono che più persone possano lavorare contemporaneamente in una sala degenza. Non sappiamo ancora quando ci riusciremo, ma uno dei progetti futuri è realizzare una struttura molto più funzionale, che contribuisca a ridurre i tempi e l’impegno necessario alla pulizia. Intanto, via con il famoso olio di gomito.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buongiorno, ho chiamato prima per l’uccellino che non sta in equilibrio, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
Per fortuna, oggi possiamo contare anche su Arianna, che, dopo il mese di volontariato di aprile, torna un giorno a settimana a darci il suo prezioso aiuto.
Insieme finiamo il controllo pomeridiano di tutte le degenze interne ed esterne, con cambio d’acqua, cibo se serve, pulizia completa dove necessario.
Sesto giro di imbecchi per Michela, quinto giro di allattamenti per Alessandra.
Ore 19
Alessandra inizia la somministrazione di terapie e cibo agli ungulati ricoverati nei box e fa un nuovo cambio acque.
I cani nello sgambatoio tornano nel box e vengono fatti uscire altri che aspettavano il loro turno.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buonasera, ho chiamato nel primo pomeriggio per il piccione a Novara, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie!”
Si passa alla pulizia delle ciotole usate durante la giornata e alla pulizia del locale lavanderia, oltre alla preparazione del cibo per gli animali notturni, che viene distribuito dopo il tramonto, e il giro “carote” (di cui abbiamo parlato in “Una giornata al rifugio“).
Da quest’ora in avanti, i soccorsi per gli incidenti diventano più probabili: man mano che il sole tramonta, caprioli, daini e cervi si spostano dalle zone in cui si nascondono durante il giorno a quelle in cui pascolano. I loro corridoi ecologici sono tagliati da strade e quindi aumentano gli investimenti.
Inizia anche l’ora dei rilasci: molti animali selvatici sono più attivi durante la notte e quindi, con diverse eccezioni e valutazioni che variano anche da caso a caso, dal tramonto in poi rilasciamo gli animali pronti per riprendere la loro vita dopo aver incontrato l’essere umano sul proprio percorso.
Ore 20
Michela si occupa del quinto giro di allattamenti e del settimo e ultimo giro di imbecchi. Ad esclusione dei rapaci, gli altri uccelli non mangiano durante la notte.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
T: “Buonasera, ho trovato una tartaruga schiacciata sulla strada che va a Gozzano, mi sembra viva ma perde molto sangue. Dal gruppo Facebook “Sei di Gozzano Se” m hanno detto di chiamare voi.”
RM: “Le hanno detto bene. Dovrebbe portarcela con urgenza così le prestiamo tutte le cure veterinarie di cui ha bisogno.”
T: “Ah ma poi devo pagare io???”
RM: “No, non si preoccupi, le spese sono a carico delle persone che, attraverso le donazioni, vogliono che nessun animale sia lasciato indietro.”
T: “Ah ok, allora ve la porto.”
RM: “Perfetto. Quando arriva al nostro cancello ci chiami perché non c’è il campanello.”
T: “Ma dove siete??”
T: “Ad Agrate Conturbia, a 25 minuti di auto da lei.”
T: “Ma non potete venire a prenderla voi??”
RM: “No, purtroppo non riusciamo.”
T: “…”
T: “…”
T: “Va bene, arrivo.”
RM: “La aspettiamo.”
Ore 21
Sesto giro di allattamenti per Alessandra. Michela aiuta i veterinari per le ultime terapie della giornata. Viene distribuito il cibo agli animali notturni.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
T: “Buongiorno, avrei bisogno di un informazione… c’è un riccio nel mio giardino…”
RM: “Sta male? È ferito?”
T: “No, non mi sembra.”
RM: “Per cortesia, controlli se è ferito. Se non è ferito, è normale che i ricci siano attivi di notte ed è possibile anche che scelgano di vivere nei giardini delle persone. Lei vive con un cane?”
T: “No.”
RM: “Ecco, il riccio deve aver valutato il suo giardino come un luogo sicuro. Non lo disturbi e vivrà nel suo giardino. Se invece fosse ferito, dovrebbe portarcelo così lo visitiamo e lo curiamo.”
T: “Ok, grazie mille.”
RM: “Grazie a lei, buonasera.”
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buonasera, ho chiamato prima per la tartaruga investita, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderla, grazie!”
Intanto è arrivata una tartaruga investita: ha il carapace danneggiato, perde molto sangue. Ci precipitiamo dai veterinari Enrico e Simona per la ricostruzione con la resina. Sembra che i polmoni non siano danneggiati, è solo una brutta ferita ma con la terapia antibiotica e il carapace “bionico” ci sono buone possibilità di sopravvivenza.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Sì buonasera, ho chiamato questa mattina per il cucciolo di corvo, sono davanti al vostro cancello.”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo, grazie.”
Ore 22
Michela va a casa. Se arriva una telefonata fuori orario per uno degli animali di cui si occupa (ricci, pipistrelli, minilepri) e che deve solo essere nutrito, cioè sta bene e non c’è bisogno di un passaggio dal veterinario, lo facciamo portare direttamente a casa sua.
Potrebbe essere ora di cena per Alessandra, Diletta, Francesco e le due volontarie del mese… ma il condizionale è un indizio significativo. Gli orari non sono fissi, né noti a noi, ma qualche entità riesce a individuarli con una precisione e una regolarità che hanno dello sbalorditivo. Che siano le 22:30, le 22:56 o le 23:42, tendenzialmente, nel momento in cui ci sediamo per cenare, o arriva un animale al cancello, oppure arriva un soccorso.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buonasera, mia moglie mi ha fatto portare il cucciolo di riccio che ho trovato a Grignasco oggi, sono qui davanti al vostro cancello.”
RM: “…”
RM: “Ok, due minuti e arriviamo a prenderlo”
Sia chiaro: gli animali soccorsi possono, anzi devono essere portati a Rifugio Miletta 24 ore su 24, e meno tempo passa tra ritrovamento e ingresso, più sono alte le probabilità di salvezza. Quello che è difficile accettare sono le “consegne di comodo”: minilepri investite, ricci trovati a vagare di giorno o di piccioni che stanno male, che spesso sono stati recuperati ore e ore prima, ma che vengono consegnati con tutta calma dopo la cena di chi li ha trovati. Se chiediamo sempre di portare gli animali entro le 20, il motivo è semplice: non siamo un’infinità di persone che hanno un turno di 8 ore e poi 16 di riposo e due giorni liberi a settimana, ma sempre le stesse che fanno tutto e che, come chiunque, avrebbero bisogno di ricaricarsi.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Pronto? Rifugio Miletta?”
RM: “Sì, mi dica”
T: “Avrei bisogno di un informazione…”
RM: “Sì, mi dica”
T: “Oggi pomeriggio ho trovato un uccello a terra, gli ho dato le crocchette per il gatto e l’acqua con la siringa…”
T: “…”
T: “… ma non vola e non so cosa fare”
RM: “Che uccello è?”
T: “Non so, è piccolo, ha le ali, il becco giallo…”
RM: “Se non sa a che specie appartiene, come ha fatto a stabilire quale fosse il cibo più adatto?”
T: “Non so, l’ho letto su internet.”
RM: “Come mai se l’ha trovato oggi pomeriggio, chiama solo ora?”
T: “…”
RM: “Va bene, se ce lo porta, lo visitiamo e ce ne occupiamo noi. Per il viaggio lo metta dentro ad una scatola di cartone facendo qualche foro per far passare l’aria”.
T: “Ho una vecchia gabbietta per uccelli / gatti, non va bene quella?”
RM: “No, meglio una scatola chiusa così l’uccellino rimane al buio e si stressa di meno”.
(Spoiler: arriva dentro alla gabbietta…)
Ore 23
Michela: sesto giro di allattamenti.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Sì buonasera, ho trovato un cane che camminava in mezzo alla strada…”
RM: “Sì, deve prenderlo, chiamare il 112 specificando da quale Comune chiama, perché ogni Comune è convenzionato con un canile diverso per il servizio di cattura, ed il servizio esce solamente se il cane è confinato. Se si fa avvicinare lo prenda e lo metta nella sua auto, poi chiami.”
T: “Ma non potete uscire voi?”
RM: “No, ogni comune è convenzionato con una specifica associazione, che percepisce un compenso se la chiamata è registrata e arriva attraverso il 112. Per questo il numero da chiamare non è pubblico. Noi usciamo solamente se c’è pericolo di vita e l’associazione convenzionata con il Comune non si trova o non esce… e ovviamente non percepiamo alcun compenso per farlo”.
Ore 24
Alessandra: settimo giro di allattamenti.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
Telefonata: “Buonasera, Carabinieri di Arona. Ci segnalano un capriolo investito sulla SS 32 all’altezza della pista di Go-Kart. Il numero del segnalante è xxx xxx xxxx”
RM: “Grazie, lo chiamiamo e partiamo subito”.
RM: “Buonasera, Rifugio Miletta, il centro di recupero animali selvatici. Ci hanno dato il suo numero i Carabinieri per il capriolo investito. Nell’attesa del nostro arrivo per cortesia non lo accarezzi, non lo tocchi, non parli ad alta voce vicino a lui e non gli punti i fari contro. Posizioni la sua auto in modo che sia ben visibile e che impedisca che venga reinvestito. Se ha qualcosa da usare per coprirgli gli occhi (un lenzuolo, un telo, un asciugamano, una giacca) in attesa del nostro arrivo sarebbe meglio. Arriviamo”.
Ore 1
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
T: “Buonasera, c’è un cervo morto sulla strada”
RM: “Da dove chiama?”
T: “Sono ad Ameno, in provincia di Novara.”
RM: “Ok. Non ci occupiamo del recupero dei cadaveri, in Piemonte è compito dei comuni. Dovrebbe chiamare il suo comune domani mattina quando apre e segnalare la posizione del corpo.”
T: “Ma non potete venire a prenderlo voi? È in mezzo alla strada, c’è il rischio che qualcuno si faccia male per evitarlo. Inoltre è poco decoroso che ci sia un animale morto abbandonato lì…”
RM: “Purtroppo no. La nostra associazione è finanziata dalle donazioni delle persone che vogliono che gli animali selvatici vengano soccorsi. Non sarebbe corretto nei loro confronti usare le loro donazioni per un compito che i Comuni già fanno. Se l’animale rischia di causare un incidente, lo trascini fuori dalla carreggiata. Ma è sicuro che sia un cervo?”
T: “Mah io non lo so…”
RM: “Quanto è grande? Come un pastore tedesco?”
T: “Sì, ecco”.
RM: “Allora è un capriolo, può tranquillamente spostarlo dalla strada da solo.”
T: “Cioè voi non uscite?”.
RM: “Le ho spiegato che non sarebbe corretto usare le donazioni delle persone per pagare lo smaltimento di un animale che già domani paga il comune…”
T: “Ah quindi voi non uscite…”.
RM: “Sì, le ho spiegato il motivo.”
T: “Allora chiamo i Carabinieri.”.
RM: “Chiami i Carabinieri, mi sembra un’ottima idea… buonanotte.”
Ore 2
Michela: settimo giro di allattamenti.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera 🥱😴”
Telefonata: “Ciao, ho trovato un cervo investito a Vedronza, sulla strada che dalle poste va verso le cascate”
RM: “… da che provincia chiama?”
T: “Udine!”
RM: “Purtroppo non possiamo intervenire lì. Dovrebbe coprirgli gli occhi con una maglietta, uno scialle, un asciugamano, una felpa e poi vedere se su elencocras.it abbiamo segnalato il numero da chiamare. Se non c’è o se non risponde nessuno, dovrebbe allora chiamare il 112”
T: “Ah ma la Giusy mi ha dato il vostro numero, non potete venire voi?”
RM: “Siamo a 500km di distanza…”
Ore 3
Alessandra: ottavo giro di allattamenti.
RM: “Rifugio Miletta, buonasera”
T: “Buonasera, mi hanno dato il vostro numero, non so se mi potete aiutare… praticamente c’è un pipistrello nella mia camera da letto e non so come farlo uscire. Potete venire a prenderlo voi?”
RM: “Noi interveniamo solamente sugli animali selvatici in difficoltà. Per farlo uscire dalla stanza le basta lasciare la finestra aperta e la luce spenta.”
T: “Eh lo so… ma io sono terrorizzata… non riesco neppure ad entrare in stanza…”
RM: “Guardi che il fatto che si attacchino ai capelli e/o che portino malattie sono leggende metropolitane… i pipistrelli che vivono nelle nostre zone, tra l’altro, si nutrono di zanzare e aiutano a limitarne la quantità.”
T: “Sì sì lo so lo so, è che io sono proprio terrorizzata…”
RM: “Allora temo dovrà trovare qualcuno, tra amici, parenti e vicini di casa, che possa entrare nella sua camera ad aprire la finestra…”
T: “Ma voi proprio non potete??”
RM: “No, noi soccorriamo gli animali selvatici in difficoltà. Se di piccole dimensioni, ci devono essere portati al centro, se di grandi dimensioni interveniamo noi sul posto.”
T: “Ah…”
RM: “Buonanotte…”
Ore 5
Michela: ottavo giro di allattamenti.
Quando finisce un giorno senza fine?
Dopo 17 ore dedicate alla cura degli animali ricoverati, finalmente Michela e Alessandra crollano sul letto, sfinite. Ma quando, dopo soltanto tre ore di sonno, suona la sveglia del primo allattamento, riescono sempre a trovare la forza di alzarsi.
Nonostante la stanchezza, fisica e mentale; nonostante non si riesca a pensare ad altro – i biberon da preparare, le cure da fare, la volpe investita sopravviverà alla notte?. Nonostante “tutto il resto” (inclusa la famiglia, gli amici, gli hobby) venga messa da parte. E nonostante il senso di scoramento che prende quando sembra che certe cose non cambino mai: oltre a tante belle persone, dall’altro lato del telefono (gente che non si volta dall’altra parte, che ascolta le indicazioni, che ha a cuore gli animali), ogni giorno abbiamo a che fare con chi non vuole collaborare, chi inventa scuse per non portare gli animali al centro, chi ha dato da mangiare cibo a caso e in maniera errata, causando problemi ancora più gravi e che, spesso, non possiamo risolvere.
Potreste pensare che sia un carico a cui siamo abituate, ma la realtà è che si sopporta (perché non si può fare altrimenti), ma non ci si abitua mai. E quando l’ignoranza o il menefreghismo si fondono con la nostra perenne privazione di sonno, la fatica fisica e quella emotiva causata dalla costante esposizione alla sofferenza di individui feriti, il fardello diventa pesante per chiunque, anche per noi. Perché non abbiamo super-poteri, né vocazioni alla santità…
“E allora perché lo fate? Siete martiri, o pazze, o volete sentirvi dire “brave”?”.
No: la risposta è molto più semplice.
Quello che sostiene sempre (e un po’ di più tra maggio e luglio, in piena stagione per il CRAS) Alessandra, Michela e tutte e le altre persone che dedicano il loro tempo ai selvatici non è martirio né eroismo, con un mantello da indossare e togliere a piacere; è empatia, è la consapevolezza che, senza il loro aiuto, tantissime vite (solo a luglio 2024, sono state 412 quelle accolte mentre il picco dei degenti si è registrato il 10, con 816 selvatici di cui occuparci in un solo giorno. Non è il numero più alto in assoluto, però: a giugno avevamo toccato il tetto degli 841 degenti giornalieri…) finirebbero di esistere. Nella vulnerabilità di tutte queste esistenze e nella possibilità di fare qualcosa per proteggerle riconoscono il senso del loro essere al mondo.
Un senso più forte della fatica, dei momenti di scoraggiamento, della montagna di lavori da scalare… per ritrovarsi davanti a una nuova montagna. Ma non sarà così per sempre: l’evoluzione di Rifugio Miletta è lenta e costosa, ma c’è, la stiamo costruendo, è costante e inesorabile, a patto che ci siano risorse – economiche (perché chi ci sostiene crea possibilità in più di salvezza per chiunque abbia bisogno di noi e ci permette di migliorare le strutture – e, di conseguenza, le vite di chi le utilizza) e umane.
È vero che gli allattamenti non possono essere rimpallati da una persona all’altra e l’impegno di chi inizia termina solo con lo svezzamento, ma è anche vero che, se non fossero suddivisi tra due volontarie ma tra cinque, il carico sulla singola persona sarebbe minore.
Ed è vero che per fare volontariato qui, per come adesso è strutturato Rifugio Miletta, sono purtroppo necessarie (sì, purtroppo, e sì, necessarie) una grande resistenza alla fatica e forza fisica; ma stiamo lavorando per capire come accogliere tutte le persone che ci vogliono dare una mano, senza limiti di età e abilità, immaginando nuove forme di aiuto sulla base di quelle che ciascuno può dare. Un team per l’accettazione degli animali al cancello, ad esempio: quante ore ci farebbe guadagnare! E quanto potremo fare con le persone giuste (consapevoli che il volontariato è un’immensa responsabilità, con abbastanza tempo libero per poter dedicare molte ore al giorno al rifugio, vicine per poterci raggiungere facilmente…) e con tempo sufficiente da dedicare alla formazione…
Ci arriveremo, la strada è quella. Intanto, nella pagina dedicata al volontariato, potete scoprire cosa serve, adesso, per iniziare ad aiutare di persona Rifugio Miletta.
Tanto rispetto e affetto per voi e loro ❤️❤️❤️❤️