Apprendiamo da un articolo pubblicato su La Stampa che “la presenza in sovrannumero di fauna selvatica mette” in crisi agricoltori e viticoltori proprio nel nostro territorio. Parte di questa affermazione è opinabile: “sovrannumero” è una valutazione soggettiva. Il numero di individui che un determinato territorio può sostenere si chiama “capacità portante”. Quando il limite di questa capacità viene raggiunto, la natalità diminuisce e la mortalità aumenta.
Se coltivo dei terreni a cui la fauna selvatica ha libero accesso, cioè non recintati, aumento la capacità portante del territorio contribuendo all’aumento del numero degli animali selvatici presenti, fornendo loro del cibo.
Per quanto riguarda i cinghiali, se sparo agli individui più anziani faccio in modo che tutti i giovani si riproducano contemporaneamente, aumentando esponenzialmente il numero di parti ed il numero di cinghiali sul territorio. I cuccioli, senza la guida degli anziani, vagano ovunque alla ricerca di cibo, accettandolo anche dalle persone ed abituandosi alla presenza umana (come successo a Grignasco o a Torino proprio nelle scorse settimane). Se sparo nei boschi faccio scappare gli animali al di fuori del loro ambiente fino ai campi coltivati, poiché non esistono aree cuscinetto in cui questi animali, scappando dalla morte, possano trovare riparo evitando di finire su campi e strade.
Se il numero di cinghiali uccisi durante la stagione venatoria e nell’esecuzione dei piani di controllo aumenta, e contemporaneamente aumentano le richieste di risarcimento per i danni subiti, bisognerebbe finalmente accettare l’inefficacia di questi metodi, così come da tempo la scienza afferma (Mazzatenta, Massei, Gamelon, Keuling, Russo etc.).
Negli stessi piani di controllo – non solo quello della Provincia di Novara ma in quelli della maggior parte d’Italia – è confermato che le recinzioni elettrificate, se correttamente installate e manutenute, sono il metodo più efficace ed economico per proteggere il proprio raccolto. Non è chiaro perché, se un gioielliere protegge la sua attività con vetrate blindate e sofisticati sistemi d’allarme, se un negozio di alimentari chiude l’ingresso ed abbassa la serranda la notte per prevenire i furti, un contadino dovrebbe pretendere che la fauna selvatica non si comporti da fauna selvatica e non entri in un campo coltivato non recintato, dopo essere stata perturbata nel proprio ambiente. Forse sarebbe ora che alcuni agricoltori la smettessero di lamentarsi fomentando odio verso la fauna selvatica ed invocando stragi (inefficaci e cruente) per contenerla ed iniziassero a prendere esempio da quegli imprenditori agricoli, presenti anche sul nostro territorio, che con pochissimi mezzi hanno protetto le loro colture.
Per quanto riguarda caprioli e daini, attualmente in Provincia di Novara non c’è un piano di controllo della popolazione, ma le dichiarazioni dei contadini intervistati sembrano proprio funzionali a preparare l’opinione pubblica alla sua stesura. Perché ciò avvenga, però, vorremmo prima conoscere i dati. A quanto ammontano le richieste di risarcimento danni causati da daini e caprioli? Quando è stato fatto l’ultimo censimento ufficiale, chi lo ha fatto e con quali metodi? Quali sono i metodi ecologici messi in campo per prevenire i danni, obbligatori per legge assieme alla certificazione che non abbiano funzionato, prima di passare agli abbattimenti? Installare una recinzione elettrificata nel comune di Maggiora e lamentare danni nel comune di Agrate Conturbia, a 15 km di distanza, non sembra affatto un impegno nel limitare i danni agli agricoltori del comune di Agrate Conturbia e chiederemmo immediatamente al TAR l’annullamento di un piano con questi presupposti.
Rifugio Miletta da anni è impegnato nella divulgazione di informazioni scientifiche riguardo la completa inefficacia dell’attuale gestione della fauna selvatica, cinghiali compresi, e quali sono i metodi ecologici, non cruenti ed efficaci, che dovrebbero sempre essere applicati per legge. A causa di ciò, l’associazione ha subito negli anni diversi tentativi di intimidazione, ricatto e censura. L’ultimo risale al 21 aprile scorso quando, durante la notte, ignoti hanno divelto 15 metri di recinzione, probabilmente con la speranza che gli animali che vivono presso il centro uscissero a danneggiare i campi circostanti. Il terreno era stato disseminato di fototrappole, poiché non era la prima volta che la recinzione veniva vandalizzata, e il materiale raccolto è stato consegnato ai Carabinieri assieme ad una denuncia contro ignoti, che speriamo vengano al più presto identificati e puniti.
Rifugio Miletta chiede che la tutela della fauna selvatica venga affidata a figure competenti e preparate nella gestione dei problemi di coabitazione con la fauna selvatica, nonché nella sua conservazione.